Nell’ottobre del 2020, la Caritas Italiana, pubblicò un Rapporto intitolato Gli anticorpi della Solidarietà. In questo documento, l’Organismo Pastorale, realizzò un “ritratto” concernente i gravissimi danni fatti alla società in generale e all’economia dal dramma pandemico da Covid-19. Già in questo scenario, si prospettavano orizzonti apocalittici; marcata flessione del PIL nel secondo trimestre 2020, perdite ingenti di posti di lavoro, aumento degli inattivi (ossia, coloro i quali, in preda allo sconforto, rinunciano a cercare lavoro).
Tutti elementi che facevano presagire a un’altra emergenza sociale che andava ad affiancarsi all’emergenza sanitaria da tempo ormai in atto: la recessione economica.
Mediante l’imprescindibile apporto dei centri di ascolto Caritas, si portò alla luce il fatto che dal confronto tra l’anno 2019 e l’anno 2020, l’incremento dei “nuovi poveri”, passava dal 31% al 45%. In poche parole, nel 2020, una persona su due che si è rivolta alla Caritas lo ha fatto per la prima volta nella sua vita.
Naturalmente questa è una realtà drammatica e inedita dell’Occidente contemporaneo post-bellico; diversa e, ancor più grave, sotto molti aspetti, rispetto alla crisi del 2008 dovuta al crollo di Lehman Brothers. Un dramma ove gli interventi della Caritas si sono succeduti mediante valide iniziative che, in tanti precedenti articoli, abbiamo raccontato. Opere radicate nella Carità Cristiana e nella Solidarietà, rese possibili anche grazie al contributo di oltre 60 mila volontari i quali, nel novero di questo dramma, hanno messo a disposizione se stessi, con tutte le loro potenzialità materiali e spirituali, andando a rinfoltire le tante Caritas Diocesane presenti sul territorio. Quest’ultimo aspetto evidenzia ancor di più l’importanza della promozione relativa alla cultura del volontariato.
Sin dalle prime fasi dell’insorgenza pandemica, la Caritas Nazionale con l’imprescindibile ausilio delle sue “declinazioni” diocesane, è stata, ed è tutt’oggi, accanto alle persone più colpite.
A dimostrazione che la Chiesa coadiuva le istituzioni mondane anche sul piano della rilevazione statistica, una più recente indagine dell’INPS conferma, in linea di massima, quanto posto in evidenza dalla Caritas Nazionale con il lavoro Gli anticorpi della Solidarietà. Un documento dal titolo evocativo, per certi versi, poiché anche l’insorgenza delle tante nuove povertà necessita di un vaccino, per così dire.
Anche secondo l’INPS, quindi, l’emergenza Covid-19 ha un peso devastante sul lavoro. A novembre 2020, il saldo annualizzato dei rapporti di lavoro è negativo per 664 mila unità. Questi dati emergono, appunto, da una rilevazione dell’INPS nell’Osservatorio sul precariato.
Nei primi 11 mesi del nefasto 2020, le assunzioni sono state 4 milioni 755 mila, ossia il 30% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Crescono di quasi 244 mila unità i contratti a tempo indeterminato grazie soprattutto al blocco dei licenziamenti (che però non sappiamo se sarà prorogato nei prossimi mesi) tuttavia, crollano i contratti precari: in questo annus horribilis, si è perso qualcosa come 543.002 posti di lavoro tra contratti a termine, stagionali, di somministrazione e intermittenti.
In questo drammatico scenario, oltre al “freddo” ma comunque imprescindibile resoconto numerico, il messaggio pedagogico che ci preme rivolgere a tutte quelle persone di buona volontà, è sempre quello di essere solidali nei confronti di coloro che soffrono, soprattutto in questi momenti difficili, e di tendere una mano nel limite, ovviamente, delle proprie possibilità.
ANTONIO PICOZZI (EQUIPE CARITAS DIOCESI TEANO-CALVI)