– I vescovi del secondo periodo borbonico
A Mons. Giuseppe Pezzella, che resse Calvi e Teano dal 1828 al 1833 successe Giuseppe Trama che fece una visita generale della diocesi e nel 1836 tenne il Sinodo (a Calvi l’ultimo sinodo era stato tenuto da oltre un secolo, nel 1730 sotto il vescovo Positano); ma non gli fu possibile pubblicarlo per gli intrighi di un canonico di Pignataro, il Tedeschi. Amareggiato, Mons. Trama nel 1837 si dimise, adducendo a pretesto motivi di salute (morì nel 1848).
1840 al 1860 la diocesi fu retta dal siciliano Nicola Sterlini; malgrado gli sforzi del buon vescovo, quello fu un ventennio di decadenza morale e religiosa, per l’imperversante anticlericalismo. Poche le vocazioni sacerdotali; scarsa la formazione del clero.
1840 al 1860 la diocesi fu retta dal siciliano Nicola Sterlini; malgrado gli sforzi del buon vescovo, quello fu un ventennio di decadenza morale e religiosa, per l’imperversante anticlericalismo. Poche le vocazioni sacerdotali; scarsa la formazione del clero.
– Il Cardinale D’Avanzo
Nel 1860, fu trasferito dalla diocesi di Castellaneta a Calvi e Teano Mons. Bartolomeo D’Avanzo.
Educato nel seminario di Nola, si distinse per amore allo studio e per sincera pietà; insegnò nel seminario di Nola teologia e lingua ebraica per 18 anni. Resse la diocesi di Castellaneta per 10 anni. Trasferito nelle nostre diocesi, non poté prenderne possesso per le condizioni politiche che si erano venute a creare: spedizione dei Mille, caduta dei Borboni. Si ritirò allora in un convento di Sorrento; da qui condusse la sua battaglia contro la massoneria attraverso lettere, notificazioni e pastorali.
Scrisse anche al Re Vittorio Emanuele II e ai suoi ministri per denunciare le ingiuste ingerenze del potere civile nel governo spirituale della chiesa. Finalmente nel 1866 raggiunse la sua sede; dovette lottare a lungo per ottenere la riapertura dei suoi seminari, chiusi per non aver voluto accettare l’ispezione governativa.
Nel Concilio Vaticano I, fece parte della Commissione De Fide e fu sostenitore accanito della infallibilità pontificia; il papa lo ricompensò, nominandolo Cardinale (1876). Si stabilì a Roma e continuò a reggere le diocesi tramite i suoi coadiutori. Molto fece in diocesi: istituì la congregazione delle Figlie di Maria; l’opera dei Tabernacoli: incrementò il culto della Immacolata e del Sacro Cuore di Gesù; restaurò il convento di Santa Reparata e lo donò ai Redentoristi; restaurò e decorò la cattedrale di Teano.
Ma la fama del card. D’Avanzo rimane legata alla sua vasta e solida cultura che si manifesta nei volumi di Opuscoli teologico-biblici; al suo carattere battagliero, al suo amore per il Papa.
Morì nella natia Avella nel 1884, all’età di 73 anni.
Al Grande Cardinale successe il suo coadiutore: Alfonso Maria Giordano, venuto a Teano, perché il D’Avanzo aveva donato il convento di Santa Repara ai Redentoristi. Nel colera del 1884, mostrò grande eroismo, caricandosi sulle spalle un malato trovato per via e lo condusse all’ospedale. Al suo segretario disse durante la carestia: ‘Se non vi sono danari, vendete, vendete tutto, anche la croce pettorale e date, date ai bisognosi’.
Il Re Umberto I lo nominò Cavaliere della Corona.
Riaprì i seminari di Teano e di Visciano. A causa di alcuni scandali del clero, chiese di essere esonerato e l’ottenne. Morì nel 1908.
Gli successe Albino Pella che proveniva dalla diocesi di Biella: resse le diocesi fino al 1915: cercò di ravvivare la pietà, di intensificare la pratica dei doveri religiosi; fondò una scuola di catechismo per istruire i bambini; istituì una Cassa rurale cattolica per combattere l’usura; una Società Operaia cattolica per la formazione spirituale degli operai e per la difesa dei loro diritti economici.
Ebbe alcuni dispiaceri, per cui chiese il trasferimento.
Educato nel seminario di Nola, si distinse per amore allo studio e per sincera pietà; insegnò nel seminario di Nola teologia e lingua ebraica per 18 anni. Resse la diocesi di Castellaneta per 10 anni. Trasferito nelle nostre diocesi, non poté prenderne possesso per le condizioni politiche che si erano venute a creare: spedizione dei Mille, caduta dei Borboni. Si ritirò allora in un convento di Sorrento; da qui condusse la sua battaglia contro la massoneria attraverso lettere, notificazioni e pastorali.
Scrisse anche al Re Vittorio Emanuele II e ai suoi ministri per denunciare le ingiuste ingerenze del potere civile nel governo spirituale della chiesa. Finalmente nel 1866 raggiunse la sua sede; dovette lottare a lungo per ottenere la riapertura dei suoi seminari, chiusi per non aver voluto accettare l’ispezione governativa.
Nel Concilio Vaticano I, fece parte della Commissione De Fide e fu sostenitore accanito della infallibilità pontificia; il papa lo ricompensò, nominandolo Cardinale (1876). Si stabilì a Roma e continuò a reggere le diocesi tramite i suoi coadiutori. Molto fece in diocesi: istituì la congregazione delle Figlie di Maria; l’opera dei Tabernacoli: incrementò il culto della Immacolata e del Sacro Cuore di Gesù; restaurò il convento di Santa Reparata e lo donò ai Redentoristi; restaurò e decorò la cattedrale di Teano.
Ma la fama del card. D’Avanzo rimane legata alla sua vasta e solida cultura che si manifesta nei volumi di Opuscoli teologico-biblici; al suo carattere battagliero, al suo amore per il Papa.
Morì nella natia Avella nel 1884, all’età di 73 anni.
Al Grande Cardinale successe il suo coadiutore: Alfonso Maria Giordano, venuto a Teano, perché il D’Avanzo aveva donato il convento di Santa Repara ai Redentoristi. Nel colera del 1884, mostrò grande eroismo, caricandosi sulle spalle un malato trovato per via e lo condusse all’ospedale. Al suo segretario disse durante la carestia: ‘Se non vi sono danari, vendete, vendete tutto, anche la croce pettorale e date, date ai bisognosi’.
Il Re Umberto I lo nominò Cavaliere della Corona.
Riaprì i seminari di Teano e di Visciano. A causa di alcuni scandali del clero, chiese di essere esonerato e l’ottenne. Morì nel 1908.
Gli successe Albino Pella che proveniva dalla diocesi di Biella: resse le diocesi fino al 1915: cercò di ravvivare la pietà, di intensificare la pratica dei doveri religiosi; fondò una scuola di catechismo per istruire i bambini; istituì una Cassa rurale cattolica per combattere l’usura; una Società Operaia cattolica per la formazione spirituale degli operai e per la difesa dei loro diritti economici.
Ebbe alcuni dispiaceri, per cui chiese il trasferimento.
– I Vescovi del periodo fascista
Nel 1916 (si era nel pieno della Grande Guerra) fece il suo ingresso in diocesi il siciliano Mons. Calogero Licata: temperamento esuberante, energico, intelligenza acuta, vasta cultura. Stroncò energicamente alcuni scandali troppo a lungo tollerati. Convinto che l’esistenza di due seminari fosse un danno, sia economico che educativo, sacrificò il seminario di Visciano che era costato tanti sacrifici al vescovo Giordano. Ebbe naturalmente forti opposizioni e dispiaceri, ma nel 1921 riuscì ad unire i due seminari in uno con sede a Teano. Dopo di che pensò di migliorare i locali. Nel 1924 morì proprio mentre si stava provvedendo ai lavori di ristrutturazione del seminario teanese: cadde da una impalcatura. Tra le cose più importanti da lui compiute, segnaliamo una Lettera pastorale sugli abusi introdotti nella celebrazione delle feste religiose; un’altra ne stava scrivendo sull’insegnamento del catechismo.
Dopo un intervallo di alcuni anni, nel 1926 era nominato vescovo Giuseppe Marcozzi: il suo operato si pone nella scia del predecessore: completò la ricostruzione del seminario che fu inaugurato nel 1927; per aiutare i seminaristi privi di mezzi, istituì l’Opera delle Vocazioni; comprò il palazzo Collesano aderente al seminario, per farne la casa del clero.
La sua memoria è legata a tre opere importanti: i Congressi eucaristici, (il primo fu tenuto a Pignataro nel 1929, poi se ne svolse un altro a Teano nel 1932, in seguito a Pietramelara, ecc.); il Sinodo diocesano tenuto nel 1935, pubblicato nel 1936, a distanza di un secolo da quello del Trama (1836) rimasto non pubblicato; una scuola di catechismo. Nei 14 anni del suo episcopato visitò tre volte la diocesi. Morì nel 1940.
Dal 1941 al 1944 fu Vescovo Giacinto Tamburini che poco potette fare perché quelli furono duri anni di guerra. E della guerra fu vittima il Tamburini: il 5 ottobre del 1943, il giorno precedente al bombardamento aereo di Teano (6 ottobre), i tedeschi lo prelevarono per condurlo al convento dei Lattani; il vescovo credette che lo portassero in qualche bosco per essere fucilato: il cuore, già sofferente, non resse al colpo e restò quasi sfinito; morì il 17 gennaio del 1944.
Seguirono Mons. Vincenzo Bonaventura Medori e Giacomo Palombella nel primo decennio del secondo dopoguerra: essi diedero inizio alla ricostruzione. Trasferito il Palombella a Matera, entrava nel 1954 in diocesi Mons. Matteo Guido Sperandeo.
Dopo un intervallo di alcuni anni, nel 1926 era nominato vescovo Giuseppe Marcozzi: il suo operato si pone nella scia del predecessore: completò la ricostruzione del seminario che fu inaugurato nel 1927; per aiutare i seminaristi privi di mezzi, istituì l’Opera delle Vocazioni; comprò il palazzo Collesano aderente al seminario, per farne la casa del clero.
La sua memoria è legata a tre opere importanti: i Congressi eucaristici, (il primo fu tenuto a Pignataro nel 1929, poi se ne svolse un altro a Teano nel 1932, in seguito a Pietramelara, ecc.); il Sinodo diocesano tenuto nel 1935, pubblicato nel 1936, a distanza di un secolo da quello del Trama (1836) rimasto non pubblicato; una scuola di catechismo. Nei 14 anni del suo episcopato visitò tre volte la diocesi. Morì nel 1940.
Dal 1941 al 1944 fu Vescovo Giacinto Tamburini che poco potette fare perché quelli furono duri anni di guerra. E della guerra fu vittima il Tamburini: il 5 ottobre del 1943, il giorno precedente al bombardamento aereo di Teano (6 ottobre), i tedeschi lo prelevarono per condurlo al convento dei Lattani; il vescovo credette che lo portassero in qualche bosco per essere fucilato: il cuore, già sofferente, non resse al colpo e restò quasi sfinito; morì il 17 gennaio del 1944.
Seguirono Mons. Vincenzo Bonaventura Medori e Giacomo Palombella nel primo decennio del secondo dopoguerra: essi diedero inizio alla ricostruzione. Trasferito il Palombella a Matera, entrava nel 1954 in diocesi Mons. Matteo Guido Sperandeo.
– Matteo Guido Sperandeo
La storia della diocesi di Calvi e Teano si conclude con il trentennale episcopato di Mons. Matteo Guido Sperandeo (1954-1984).
La sua vasta e multiforme attività è documentata dal volume ‘Una testimonianza ecclesiale’, pubblicato nel 1984, al momento delle dimissioni del Vescovo per raggiunti limiti di età.
Nel 1954, la diocesi mostrava ancora aperte le ferite recate dalla guerra; bisognava ricostruire gli edifici di culto distrutti, ma anche gli animi dei fedeli sconvolti dalla guerra.
Nella sua prima lettera pastorale tracciava a grandi linee il suo programma: fedeltà alle direttive del Papa e della Gerarchia; devozione a Maria; tutela e sviluppo delle tradizioni culturali e religiose delle nostre Chiese; spirito di autentica collaborazione tra pastori e fedeli; impegno costante per la santificazione personale, soprattutto del clero; importanza primaria della evangelizzazione e della catechesi; attenzione agli ultimi, ai poveri, ai sofferenti. il suo motto episcopale era: “Mater mea, fiducia mea”. Il suo amore a Maria è testimoniato dall’intenso culto alla Madonna dei Lattani, patrona della diocesi e da altre iniziative quali la celebrazione del centenario delle apparizioni della Madonna di Lourdes (dicembre 1957); la consacrazione di tutti i sacerdoti al Cuore immacolato di Maria (maggio 1959); la ‘peregrinatio’ della Madonna di Fatima.
Promosse il culto dei fondatori delle due diocesi unite: Paride e Casto; circa le varie espressioni della pietà popolare, è spesso intervenuto per purificarle da ogni elemento paganeggiante avendo allo stesso tempo manifestato rispetto per le sane tradizioni popolari. Ha difeso la dottrina e la morale cattolica in occasione dei referendum sul divorzio e sull’aborto.
Ha partecipato al Concilio Vaticano II, di cui ha trasmesso nella diocesi le innovazioni in modo graduale. Ha avuto sempre cura e premura della preparazione e aggiornamento del clero da una parte e, dall’altra, ha invitato i parroci a catechizzare attentamente i fedeli, cosa che molto spesso ha fatto lui stesso in varie occasioni.
Nei riguardi del clero non volle mai far ricorso a bruschi interventi e a stroncature; sempre aperto il dialogo tra Vescovo e presbiterio: ogni sacerdote ha avuto sempre libero accesso nel cuore e nella casa di Mons. Sperandeo. Ottimi sono stati i rapporti del Vescovo con i Religiosi. Numerosissima la presenza delle religiose, presenti nelle case di riposo, negli asili, nelle case di cura, nel seminario. Nel campo del Laicato, la presenza più continua è stata quella della Azione cattolica, sempre sostenuta dal vescovo; quella dei Focolarini, Gruppi di preghiera, Gruppi missionari; AGESCI.
Oltre al Concilio, Mons. Sperandeo ha vissuto altri grandi eventi: il Giubileo straordinario del 1966, a chiusura del Concilio, quello ordinario del 1975 e quello della Redenzione nel 1983-1984.
Mons. Sperandeo ha operato attivamente nel suo tempo, guardando all’avvenire, ma camminando anche nel solco della tradizione. Ha ricostruito la cattedrale a Teano e le chiese danneggiate in tutta la diocesi, gli episcopi di Teano e di Pignataro. A questa opera di ricostruzione si accompagnò un accurato recupero di oggetti d’arte.
Nel dicembre 1984 faceva il suo ingresso in diocesi il nuovo vescovo Mons Felice Cece; ai primi dell’85 con la riforma delle diocesi, Calvi e Teano si fondevano nell’unica Diocesi di Teano-Calvi: si è iniziata così una nuova fase dopo la prima che ha visto le due nostre diocesi vivere autonomamente fino alla unione del 1818 e la seconda durata fino al 1984. La terza fase che s’è aperta sotto l’episcopato di Mons. Felice Cece naturalmente s’innesta nel solco della tradizione quasi bimillenaria delle diocesi.
Chiudiamo questo veloce exursus sulla storia delle diocesi di Calvi e di Teano, ricordando che, trasferito Mons. Cece nel 1989 all’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, a Teano-Calvi veniva eletto Mons. Francesco Tommasiello che ha guidato la diocesi per 16 anni.
Alla sua morte, avvenuta il 25 ottobre 2005, dopo la vacanza di alcuni mesi, il 13 maggio 2006, il Papa ha nominato Vescovo di Teano-Calvi, Mons. Arturo Aiello, del clero dell’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia.
La sua vasta e multiforme attività è documentata dal volume ‘Una testimonianza ecclesiale’, pubblicato nel 1984, al momento delle dimissioni del Vescovo per raggiunti limiti di età.
Nel 1954, la diocesi mostrava ancora aperte le ferite recate dalla guerra; bisognava ricostruire gli edifici di culto distrutti, ma anche gli animi dei fedeli sconvolti dalla guerra.
Nella sua prima lettera pastorale tracciava a grandi linee il suo programma: fedeltà alle direttive del Papa e della Gerarchia; devozione a Maria; tutela e sviluppo delle tradizioni culturali e religiose delle nostre Chiese; spirito di autentica collaborazione tra pastori e fedeli; impegno costante per la santificazione personale, soprattutto del clero; importanza primaria della evangelizzazione e della catechesi; attenzione agli ultimi, ai poveri, ai sofferenti. il suo motto episcopale era: “Mater mea, fiducia mea”. Il suo amore a Maria è testimoniato dall’intenso culto alla Madonna dei Lattani, patrona della diocesi e da altre iniziative quali la celebrazione del centenario delle apparizioni della Madonna di Lourdes (dicembre 1957); la consacrazione di tutti i sacerdoti al Cuore immacolato di Maria (maggio 1959); la ‘peregrinatio’ della Madonna di Fatima.
Promosse il culto dei fondatori delle due diocesi unite: Paride e Casto; circa le varie espressioni della pietà popolare, è spesso intervenuto per purificarle da ogni elemento paganeggiante avendo allo stesso tempo manifestato rispetto per le sane tradizioni popolari. Ha difeso la dottrina e la morale cattolica in occasione dei referendum sul divorzio e sull’aborto.
Ha partecipato al Concilio Vaticano II, di cui ha trasmesso nella diocesi le innovazioni in modo graduale. Ha avuto sempre cura e premura della preparazione e aggiornamento del clero da una parte e, dall’altra, ha invitato i parroci a catechizzare attentamente i fedeli, cosa che molto spesso ha fatto lui stesso in varie occasioni.
Nei riguardi del clero non volle mai far ricorso a bruschi interventi e a stroncature; sempre aperto il dialogo tra Vescovo e presbiterio: ogni sacerdote ha avuto sempre libero accesso nel cuore e nella casa di Mons. Sperandeo. Ottimi sono stati i rapporti del Vescovo con i Religiosi. Numerosissima la presenza delle religiose, presenti nelle case di riposo, negli asili, nelle case di cura, nel seminario. Nel campo del Laicato, la presenza più continua è stata quella della Azione cattolica, sempre sostenuta dal vescovo; quella dei Focolarini, Gruppi di preghiera, Gruppi missionari; AGESCI.
Oltre al Concilio, Mons. Sperandeo ha vissuto altri grandi eventi: il Giubileo straordinario del 1966, a chiusura del Concilio, quello ordinario del 1975 e quello della Redenzione nel 1983-1984.
Mons. Sperandeo ha operato attivamente nel suo tempo, guardando all’avvenire, ma camminando anche nel solco della tradizione. Ha ricostruito la cattedrale a Teano e le chiese danneggiate in tutta la diocesi, gli episcopi di Teano e di Pignataro. A questa opera di ricostruzione si accompagnò un accurato recupero di oggetti d’arte.
Nel dicembre 1984 faceva il suo ingresso in diocesi il nuovo vescovo Mons Felice Cece; ai primi dell’85 con la riforma delle diocesi, Calvi e Teano si fondevano nell’unica Diocesi di Teano-Calvi: si è iniziata così una nuova fase dopo la prima che ha visto le due nostre diocesi vivere autonomamente fino alla unione del 1818 e la seconda durata fino al 1984. La terza fase che s’è aperta sotto l’episcopato di Mons. Felice Cece naturalmente s’innesta nel solco della tradizione quasi bimillenaria delle diocesi.
Chiudiamo questo veloce exursus sulla storia delle diocesi di Calvi e di Teano, ricordando che, trasferito Mons. Cece nel 1989 all’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, a Teano-Calvi veniva eletto Mons. Francesco Tommasiello che ha guidato la diocesi per 16 anni.
Alla sua morte, avvenuta il 25 ottobre 2005, dopo la vacanza di alcuni mesi, il 13 maggio 2006, il Papa ha nominato Vescovo di Teano-Calvi, Mons. Arturo Aiello, del clero dell’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia.
Il giorno 06.05.2017 il Vescovo Aiello è traferito alla sede diocesana di Avellino e nominato dal Santo Padre Amministratore Apostolico della Diocesi di Teano-Calvi fino al 14.09.2017 in cui, per grazia di Dio e della Sede Apostolica, è nominato Vescovo di Teano-Calvi S.E. Rev.ma Mons. Giacomo Cirulli, del clero di Cerignola-Ascoli Satriano.