Dalla Settimana Sociale dei Cattolici le testimonianze dei nostri delegati

Sono partiti in cinque dalle Diocesi guidate dal vescovo Mons. Giacomo Cirulli: confronto, dialogo, partecipazione i mattoni su cui costruire la democrazia, ma a partire dal basso

Al rientro dalla 50esima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani raccogliamo le testimonianze dei delegati delle Diocesi di Teano-Calvi, di Alife-Caiazzo e di Sessa Aurunca che hanno raggiunto Trieste, sede dell’evento dal 3 al 7 lulgio, e condiviso con gli oltre 1000 partecipanti l’esperienza di partecipazione e democrazia, il sogno di rivitalizzare la politica e di continuare a dare all’Italia un contributo di valori a partire dalla scelta che unisce Vangelo e vita. Impegno quest’ultimo che è piena consapevolezza, dei Governi e dei Presidenti della Repubblica che nei decenni si sono avvicendanti, del bene e del valore che i cattolici hanno fornito ai processi di democrazia e di crescita del Paese.

“Al cuore della Democrazia”, il titolo della Settimana sociale. Ma è nel sottotitolo “Partecipare tra Storia e Futuro” che Giuseppe Lo Greco (Teano-Calvi), coglie il senso “l’espressione che meglio sintetizza questo momento che la Chiesa mi ha permesso di vivere” e che è stata oggetto di approfondimento nei dibattiti, laboratori, riflessioni comuni. “Sin dall’intervento inaugurale del presidente Sergio Mattarella”, spiega Giuseppe “ho avvertito le potenzialità (che diventano responsabilità) che le settimane sociali hanno sull’Italia. Intenso è stato il passaggio di Mattarella in cui ci ha ricordato il grande contributo che la Settimana Sociale dei Cattolici del 1945 ha dato nella formazione degli ideali della nostra Costituzione”. Valori sui cui il Presidente ha chiesto di Vegliare e come lui Papa Francesco in chiusura dei lavori per evitare gli “infarti” che colpiscono il cuore della democrazia. “Il Papa ha citato la guerra, l’illegalità, la corruzione, l’esclusione sociale, il potere autoreferenziale, l’assistenzialismo che non riconosce dignità alle persone. A tutto questo – aggiunge Giuseppe – bisogna rispondere con la ‘passione civile’ e con l’orizzonte di speranza che il Giubileo sta per portare. Mi piace pensare che, con l’appuntamento di Trieste 2024, il Papa abbia chiesto ai cattolici di aggiungere la ‘passione civile’ alla “passione cattolica” del discorso all’Ac pronunciato in Piazza San Pietro nel 2017”.

Parole a cui si lega la riflessione di Angelo Iadecola (Alife-Caiazzo): “la Democrazia – come ci ha raccomandato Mattarella – è un tema che ci coinvolge e ci tocca tutti, dal più lontano al più vicino alla politica, poiché tutti possiamo concorrere alla sua realizzazione il cui fine è realizzare il Bene dei Cittadini”. Tra gli interventi della Settimana Sociale, Angelo cita quella della prof.ssa Mara Gorli docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, “che ci ha presentato la tematica della Democrazia del ‘noi’ che fa riferimento all’instaurarsi di relazioni tra l’Io e un gruppo di persone impegnate per il Bene Comune della società, l’armonia e la pacifica convivenza”. Poi sguardo sulle strade e le piazze di Trieste, sulla partecipazione di cui la città si è resa partecipe e interessata: “È stato bello vedere la partecipazione attiva della Città di Trieste dove, con l’istallazione degli stand per la presentazione delle ‘buone pratiche’ (esperienze positive di democrazia, partecipazione, legalità, lavoro) e con i convegni nelle piazze,  la popolazione si è resa molto partecipe”.

Don Marco Morganella (Teano-Calvi) sottolinea il valore del confronto che la Settimana Sociale ha generato tra i partecipanti: “È stata un’esperienza molto significativa perché mi ha permesso di confrontarmi con donne ed uomini di fede, giovani ed adulti, che con la loro vita sanno incarnare la logica del Vangelo realizzando una Chiesa in uscita, aperta al dialogo e al confronto. Una Chiesa che ancora oggi ha una parola importante da pronunciare per indirizzare l’attuale politica a promuovere cammini che sappiano mettere al centro la dignità di ogni uomo e donna”. Unità di sentimenti e di intenti coglie don Marco nel contributo che ognuno ha fornito al dibatto: “essi ci spingono ad impegnarci a partecipare alla vita politica del nostro Paese per dire che la nostra presenza è importante e soprattutto che il nostro apporto, la nostra vita di fede e la nostra formazione può migliorare, rendere più umana e vitale la società che abitiamo”. Porta a casa un impegno don Marco, e lo condivide: mettere al cuore della vita politica la democrazia perché “tutti possano essere ascoltati e nessuno, neanche chi è più fragile possa essere escluso. Tutto ciò ci ha motivato a non vivere nella mediocrità o nel compromesso, ma puntare ad una vita ‘alta’ che sa scegliere partendo da ciò che promuove la dignità di ogni essere umano”.

Annalisa Fulco (Sessa Aurunca) porta a casa una particolare esperienza di crescita personale. Si sofferma sull’esperienza di facilitatrice del Gruppo di Lavoro 27 (sono stati decine; laboratori permanenti durante l’intera Settimana, per approfondire i contenuti proposti dai relatori e lavorare di concerto al documento finale). “È stato per me un momento di crescita significativa perché le persone che componevano il gruppo erano per la maggior parte adulti, di alto spessore culturale e di fede. Il confronto con tutti loro mi ha spinta a dare ogni giorno il meglio di me; è stato bello durante il nostro percorso di confronto costante superare con facilità le barriere intergenerazionali. Così facendo abbiamo avuto modo di sentirci tutti sulla stessa onda per discernere e realizzare buone pratiche, grazie all’utilizzo del metodo proposto”. Dai giovani parole di gratitudine al mondo adulto: Annalisa custodisce la “speranza scaturita dal vedere un gruppo di adulti impegnato a migliorare il mondo”; poi cita la professoressa Elena Granata Vicepresidente del Comitato scientifico della 50esima Settimana Sociale: “le sue parole ‘toccando il limite si sfiora la creatività’, mi ha dato la certezza che è sempre bello mettersi in gioco”. Il confronto con le tante associazioni presenti, un rinnovato desiderio di pensare politicamente, la responsabilità della partecipazione civica sono gli altri doni che Trieste le ha fatto.

Don Gregorio Alberto Urrego (Alife-Caiazzo), conclude questo diario riassumendo alcuni impegni da cui ripartire come cattolici impegnati per la democrazia: “le piazze di Trieste sono state luoghi di riflessioni, riconoscimento reciproco, discussioni e confronti su diverse tematiche che nella quotidianità non riscontrano lo stesso interesse da parte delle persone preposte e dalla Società. Portiamo a casa la consapevolezza di dover recuperare i luoghi della democrazia (Politica incarnata) e favorire la partecipazione dal basso, dal popolo, da coloro che non hanno voce, creando consensi e dissensi per dare risposte reali. Come cattolici torniamo da Trieste con l’urgenza di dare vita a nuovi racconti che mettano al centro le persone, le loro storie portatrici di verità spesso dimenticate”. In ultimo don Gregorio individua come buona pratica della Settimana sociale l’esperienza laboratoriale che ha favorito ascolto, dialogo, confronto tra idee e proposte: “pur provenendo da esperienze e realtà diverse siamo stati capaci di costruire quel ‘noi’ di cui ciascuno si è reso protagonista, e maturato la consapevolezza di dove generare  processi di riflessione critica e azioni per la democrazia nelle comunità di appartenenza”.