“Il dono del Sinodo che abbiamo ricevuto richiede da parte nostra gratitudine e responsabilità, ma anche gioia ed entusiasmo…”, così il vescovo S.E. Mons. Giacomo Cirulli ha aperto l’incontro di giovedì sera sui temi del Sinodo, a cura della professoressa Giuseppina De Simone, membro del Gruppo di servizio nazionale del Cammino sinodale. “Il mondo sta cambiando ma in esso risuona ancora la parola del Signore: ecco faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete? Il suo rimprovero ci stimola ad aprire gli occhi, il cuore e la mente perché anche di fronte ai più difficili cambiamenti Dio è sempre con noi, e dove c’è Lui c’è novità e la gioia di essere fratelli e sorelle, c’è entusiasmo per riprendere con forza l’annuncio del Vangelo… entusiasmo perché la grazia continua a scendere abbondante su tutta l’umanità e su tutto l’universo”.
In questa logica di cambiamento e di accoglienza, va letto lo sforzo da compiere perché il cammino sinodale della Chiesa non sia vanificato da stanchezza e sfiducia, ma sia occasione per “ritrovare la bellezza di essere Chiesa e la consapevolezza di ciò che si fa Chiesa in questo tempo particolare e nei luoghi in cui il Signore ci ha posto, vivendo la gioia e la fatica dell’essere insieme”, così la professoressa De Simone. “Ma come si realizza oggi quel camminare della Chiesa per annunciare il Vangelo; e quali passi il Signore ci invita a compiere? Non è una domanda astratta”. La provocazione della relatrice è sulla concretezza di un’esperienza: “La domanda, infatti, non riguarda il confronto sulle idee. È condividere e camminare insieme”. Parole che attivano necessariamente processi di cambiamento a partire dal modo di dialogare internamente alla Chiesa; dalla volontà di ascoltarsi…
Un processo che richiede anche la pianificazione dell’ascolto: “sia ampio, esteso all’intera comunità di tutti i battezzati”, così la relatrice per dire la portata di un evento che serve a ridisegnare la Chiesa sui sogni e le speranze delle persone, anche quelle più lontane nella comunità, o quelle ferite, o le più critiche, scorgendo in ogni storia i segni della presenza del Signore La Chiesa non è fine a se stessa. Non è una realtà chiusa in se stessa. Esiste per l’annuncio del Vangelo che è per tutti e deve andare verso tutti… perciò ad essa non stanno a cuore solo le persone che ne fanno parte”.
Riflessione che apre ad una prospettiva necessaria: essere tra la gente, ascoltandone il racconto di vita (“perché l’altro è terra sacra…”) ma al contempo narrandosi come Chiesa con il proprio bagaglio di storia e tradizioni, di esperienze che nei secoli e oggi, nella quotidianità, continua a sanare le ferite, a proteggere, a dare dignità alle persone, ad orientare sulla strada dell’amore.
Il Sinodo della Chiesa universale, in cui si inserisce la riflessione del sinodo della Chiesa italiana, vuole generare occasioni di incontro che arricchiscono e da cui la Chiesa stessa può trarre suggerimento e spinta per rinnovarsi nell’annuncio del Vangelo che non cambia e porta con sé l’unico e vero messaggio di speranza: una vita donata per i fratelli è quella che vale, una vita nella verità e nella carità.
E’ stata identificata come fase narrativa, questa iniziale del sinodo in cui la logica richiama il cammino dei discepoli di Emmaus, che raccontandosi e ascoltando il Maestro ritrovano il senso della loro missione: un annuncio di gioia rinnovato dalla speranza e dalla certezza che il Signore cammina con l’uomo e per lui apre strade nuove, su cui non c’è da temere.
Le Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo riprenderanno la riflessione sul sinodo già tra pochi giorni con l’incontro in presenza del 23 febbraio sul tema “Il Sinodo: momento di Grazia”, a cura di don Francesco Cosentino, docente di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana e Officiale della Segreteria di Stato. Appuntamento alle 18.30 presso la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano in Vairano Scalo.